Moriva il 15 luglio di esattamente venti anni fa Gianni Versace, assassinato da un gigolò della Miami gay suicidatosi pochi giorni dopo.
Le circostanze e il movente dell’omicidio restano un mistero, forse un delitto passionale.
L’impero glamour di Versace, fatto di stampe dorate, barocche e leopardate, continua a vivere sotto la direzione della sorella Donatella che è riuscita a mantenere una continuità con lo stile Versace. Fa ancora tanto discutere la frase che Gianni Versace disse a Giorgio Armani, riportata dallo stesso Armani: ” Tu vesti le donne di chiesa che vogliono essere eleganti, io vesto le prostitute” . Donatella Versace si è molto arrabbiata per queste parole riportate da Armani, stupidamente perché la signora Versace dovrebbe aver capito che lo stile inventato dal fratello era talmente unico, eccessivo, glamour, barocco e svavillante che credo sia stata una fortuna che non sia piaciuto alle donne di chiesa …
Quella di Gianni fu sicuramente una battuta ironica per distinguersi dallo stile Armani stupendo ma certante serioso è un po’ dogmatico. Gianni Versace nelle sue creazioni fu ironico, coloratissimo, esuberante, sfarzoso, barocco, vitale, glamour fino all’eccesso, con i suoi bottoni dorati con incisa la testa di medusa, i colori fluo, i tubini strettissimi e drappeggiati, le stampe con motivi dorati delle chiese barocche, le stampe leopardate usate anche per i vestitini da bambina, gli spilloni a segnare scolli e drappeggi, l’uso di stringhe a segnare il decoltè, i colori sfavillanti .

L’uso di pelle e borchie abbinati a chiffon, sete, e gonne di tulle , rivisitazioni modernissime di tagli alla Dior, per non parlare di una capo indimenticabile : il tubino lungo con la stampa della Marylin di Andy Worol con il corpetto ricoperto di strass.
Iventó uno stile unico e non sto qui ad elencare quanto sia stato copiato. Le borchie di metallo applicate su scarpe e borse che hanno riportato alti i fatturati di un sofferente Valentino, sono una diretta emanazione dello stile Versace, dimostrando che uno stile troppo monacale per quanto meraviglioso può annoiare e che la trasgressione di una borchia sulla pelle unita ad un etereo taglio alla Valentino può diventare un mix esplosivo.
Si pensi pure alle bellissime creazioni couture di Dolce&Gabbana anch’ essi orgoglio del nostro made in Italy, non me ne vogliano i meravigliosi creativi se mi permetto di dire che il loro stile così svavillante e barocco e il loro amore per le stampe bellissime e coloratissime ( legate al meglio dell’Italia – basti pensare alle stoffe con le stampe delle ceramiche -) hanno come padre Gianni Versace . Potrei elencare anche quanti coutoutier francesi hanno il loro debito creativo con Versace, da Balmain a Jean Paul Gautier, la lista è lunga.
Da questa maestria nel saper mixare sacro e profano, pizzo e pelle, borchie e seta, spilloni e magline aderentissime e finemente drappeggiate, è scaturito uno stile che ancora insegna e che, anche se non detto, è fronte d’ispirazione per molti cerativi odierni.
Gianni Versace inventó un modo di essere donna vitalissima, coloratissima, trasgressiva e capace di eccedere. Prostituta o suora, lui sognó la sua donna, diede corpo ad uno stile che ha ancora tanto da insegnare alle future generazioni di couturier. Troppo bravo, troppo amato ( adorato dalle sue modelle Naomi, Linda Evangelista, Claudia Schiffer, Carla Bruni, che rese delle star ) troppo sartoriale, troppo glamour , Versace fu verante troppo di tutto.
Quando fu ammazzato sulle scale della sua villa a Miami, splendido cinquantenne, era il più grande di tutti, anche più di Armani e Valentino, era lui il vero Re delle passerelle.
Virginia Zullo
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